Io non credo alle leggende di fantasmi, elfi e lupi mannari, ma una volta mi hanno raccontato questa storia. Così come l’ho ascoltata, la riferisco.
La signora O’Grady ascoltava in silenzio la lunga serie di raccomandazioni che la dottoressa le indicava. Cominciò a pensare che se fosse andata in guerra contro gli inglesi, sarebbe stato meno pericoloso. Anche se ricordava bene i racconti del nonno che aveva partecipato alla rivolta del 1916. Era lì, sotto il gazebo di St. Stephen, che aveva conosciuto la nonna. Era entrato ferito, dolorante e con diverse smorfie di dolore sul viso, ma appena aveva visto quella ragazza che chiudeva ferite con stracci e cinghie di cuoio, aveva assunto un portamento da uomo sano e aveva risposto che si sentiva bene.
La nonna, Ellie O’Callaghan, emigrata dalle campagne di Naas per fare la serva in un casa di ricchi inglesi, lo medicò per precauzione, come gli disse; e gli rimase affianco per tutta la vita anche quando lo incarcerarono e tornò molto debole e triste.
La signora O’Grady uscì dall’ambulatorio su Grafton Street e riprese la strada verso casa, mentre sentiva quel vento fresco che dal mare si incuneava nelle strade di Dublino, vide la dottoressa superarla a tutta velocità. Era proprio una bella ragazza, una brava ragazza cattolica italiana. Avrebbe dovuto presentarla al figlio. La vide allontanarsi sempre più veloce, con un bel passo. La osservò bene, due, tre figli avrebbe potuto farli. Sì, pensò che la prossima volta avrebbe portato anche il figlio, bisognava solo distrarlo dai suoi libri antichi.
Valeria aumentava il passo, quella stramaledetta signora O’Grady le avevano fatto cento domande su ogni vicino possibile per un viaggio che probabilmente non avrebbe fatto. Tutto per la figlia, medico di MSF, che forse, chissà quando sarebbe andata a trovare. Aveva a cena Luca e Antonio e non aveva preparato niente. Sperava in Andrea. Il telefono l’aveva abbandonata all’incirca tra la decima e la quindicesima domanda della signora O’Grady. Voleva arrivare il prima possibile a casa.
All’altezza di Ha’penny Bridge, si fermò e ripassò il frigo vuoto e sì, forse un pacco di pasta avanzato, quel pacco di conchiglie, di dieci che il padre le aveva mandato un paio di mesi fa. Sarebbe state bene con del pesce.
Faceva decisamente freddo quel giorno e poi c’era una insolita nebbia. Il semaforo sembrava morto sul colore rosso. Avrebbe voluto attraversare, ma con quella nebbia. Appoggiò lo sguardo sul marciapiede, ma vide solo dei ciottoli. Sempre più strano, forse lavori in corso.
Poi dalla nebbia sentì una voce.
“Cockles and mussels, alive alive oh”
“Cockles and mussels, alive alive oh”
Una ragazza spingeva un carretto con vongole e cozze.
– Ciao, tutto bene?
Valeria non capiva se era uno scherzo, se ci fosse qualche evento strano a Dublino o chissà quale altra follia irlandese.
La ragazza le allungò un foglio di giornale che avvolgeva cozze e vongole.
– Per te e i tuoi amici.
Poi rientrò nella nebbia. “Cockles and mussels, alive alive oh”
Il carretto calpestando i ciottoli della strada faceva un rumore costante quando una della ruote rimbalzava sui ciottoli irregolari come un pugno sulla porta. Poi un colpo fu più forte.
Valeria si svegliò di colpo, anche perché era scesa sotto il livello dell’acqua della vasca. Sputacchiò l’acqua e si guardò attorno. Era nel bagno di casa. Sulla porta i colpi di Andrea: Valeria è quasi pronto.
– Il sugo sta venendo ottimo, grande idea.
Grande idea di cosa?
Prese l’accappatoio e uscì dal bagno. Luca la guardò seriamente: Non sei proprio il mio tipo. Mentre Antonio disquisiva su strani personaggi della storia irlandese.
Non li ascoltò, corse in cucina.
Dentro una padella cozze e vongole finivano di prepararsi. Gli occhi vispi guardarono attorno, finché non videro un vecchio giornale che puzzava di pesce. Su un angolo, la parte superiore di un vecchio quotidiano lesse: 13 giugno 1699.
Fuori dalla finestra un gruppo di irlandesi cantava:
She died of a fever,
And no one could save her,
And that was the end of sweet Molly Malone.
Now her ghost wheels her barrow,
Through streets broad and narrow,
Crying, “Cockles and mussels, alive, alive oh!”
Così mi hanno raccontato questa storia, così la riferisco. Io non credo alle leggende di fantasmi, elfi e lupi mannari, ma una volta mi hanno raccontato questa storia.
“Cockles and mussels, alive, alive oh!”